Che cose il design in italia negli anni 60

Design italiano del dopoguerra
Il corso è pensato specificamente per chi si avvicina per la prima volta alle arti visive, come il disegno e la pittura. Il programma del corso è suddiviso in due moduli, il primo dei quali è orientato allo studio delle tecniche e delle regole della proiezione grafica (disegno), mentre il secondo approfondisce la teoria e la pratica dell’uso del colore. Sebbene i due moduli siano complementari, possono essere seguiti anche separatamente. Per seguire il modulo di pittura in particolare, è necessario che lo studente abbia alcune conoscenze di base nel campo del disegno.
Verranno approfonditi i grandi nomi della moda italiana come Armani, Versace, Gucci, Dolce & Gabbana e una parte del corso sarà dedicata a una breve storia della moda italiana, a un’introduzione alle professioni della moda e alla città di Milano, capitale della moda italiana.
Anno di progettazione Bel
Il passeggero non si accorgerà che i sedili sono stati rivestiti con nuove imbottiture e tessuti di rivestimento. Al massimo, un occhio attento noterà che i nuovi sedili sono dotati di connessioni elettriche e USB.
Anche se non ha la capacità tecnica di competere con i veloci treni italiani, l’idea di questo elegante convoglio è di effettuare almeno due viaggi al mese tra le principali città italiane come Roma, Torino, Milano e Venezia; con biglietti più costosi del 30% rispetto alla business class del servizio Frecciarossa (l’AVE di Trenitalia).
Storia del design italiano
Sedia Sacco [1968]: Piero Gatti, Cesare Paolini, Franco Teodoro. In collezione permanente in 27 musei d’arte contemporanea, tra cui il MoMA di New York, il Victoria Albert Museum di Londra e il Centre Pompidou di Parigi. Premio Compasso d’Oro nel 2020.
Dal 1948 quando, come disse François Burkhardt (premio internazionale Compasso d’Oro 2011): Gli intellettuali, persa la battaglia contro le elezioni del 1948 e con esse la possibilità di un cambiamento delle leggi del paese e di una riorganizzazione della comunità, spostarono la loro attenzione sull’oggetto stesso, che divenne così portatore di significato e di orientamento ideologico”[4].
Icone del design italiano
5. Filippo Tomaso Marinetti (1876 – 1944)Nel fervore del suo pensiero futurista, il poeta Filippo Marinetti mette in discussione le innovazioni formali. Per l’artista italiano, l’uso della pagina del libro come supporto per la composizione visiva non poteva superare la linearità statica della scrittura. In risposta, propose una vera e propria destrutturazione del testo stampato: “Il libro futurista”, dichiarò, “deve essere l’espressione del nostro pensiero futurista”. E non solo. La mia rivoluzione è rivolta alla cosiddetta armonia tipografica della pagina, che si oppone al flusso e riflusso, ai salti e alle fughe dello stile che la unifica. In questo modo, sulla stessa pagina, utilizzeremo tre o quattro colori di inchiostro e, se necessario, anche 20 tipi diversi di tipografia. Ad esempio, il corsivo per una serie di sensazioni uniformi o rapide, il grassetto per le onomatopee violente e così via. Con questa rivoluzione tipografica e questa varietà multicolore di lettere, egli cercò di raddoppiare la forza espressiva delle parole. La rivoluzione tipografica di Marinetti non fu una novità esclusivamente formale. Piuttosto, la sua concordanza con gli aspetti semantici del testo mirava direttamente ad ampliare i livelli di lettura.