Come nasce il design italiano

Bellissimo design italiano
Non molto tempo fa, un mio amico italiano mi disse, con la sicurezza che deriva solo dal parlare di cose incontrovertibili, che Dio aveva dato certi doni a ogni popolo. E aveva dato all’Italia uno, e grandissimo, potere di dettare al mondo il ritmo della moda, delineando le tendenze estetiche della classe dirigente, e questa virtù, insisteva, ci era stata data da quando aveva creato il mondo: “Il nostro Paese ha la forma di uno degli oggetti che costituiscono la misura della civiltà umana, e se non ci credete, andate, correte a guardare un planisfero”, diceva.
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Sedia Sacco [1968]: Piero Gatti, Cesare Paolini, Franco Teodoro. In collezione permanente in 27 musei d’arte contemporanea, tra cui il MoMA di New York, il Victoria Albert Museum di Londra e il Centre Pompidou di Parigi. Premio Compasso d’Oro nel 2020.
Dal 1948 quando, come disse François Burkhardt (premio internazionale Compasso d’Oro 2011): Gli intellettuali, persa la battaglia contro le elezioni del 1948 e con esse la possibilità di un cambiamento delle leggi del paese e di una riorganizzazione della comunità, spostarono la loro attenzione sull’oggetto stesso, che divenne così portatore di significato e di orientamento ideologico”[4].
Vico magistretti
L’enorme peso della tradizione artistica e artigianale italiana è stato naturalmente determinante nello sviluppo delle arti decorative in Italia nella prima metà del XX secolo, periodo in cui vetrai, ceramisti ed ebanisti hanno collaborato con i grandi artisti plastici con il duplice scopo di tradurre il desiderio di progresso della società italiana non molto tempo dopo l’unificazione e, proprio per questo, di creare un autentico “stile italiano” che rendesse il loro lavoro identificabile a livello internazionale.
La creatività e l’entusiasmo che hanno reso possibile questo splendido periodo delle arti decorative in Italia contrastano in modo stridente, soprattutto a partire dalla metà degli anni Dieci, con il cupo momento storico che avrebbe portato al regime di Mussolini, per cui questa mostra cerca di indagare come i due aspetti possano essere resi compatibili, “come possa esistere una creatività eccezionale in una nazione che si lancia verso la catastrofe”, anche se non è la prima volta nella storia che ciò accade.
Giorgio Armani
Si consolidò così uno stile proprio, per nulla economico, destinato alla classe agiata, che divenne noto come Bel Design. Si basava sia sulla tradizione culturale dell’artigianato sia su innovazioni tecniche e creative libere da zavorre funzionaliste. Le sue caratteristiche principali erano:
Artemide mette l’uomo al centro, cioè fa dell’umanesimo la sua filosofia, da cui il motto “La luce umana”. Scoprite il catalogo completo di questo e di altri marchi come Driade, sul nostro sito!
Ha lavorato per alcune delle aziende più importanti, tra cui Artemide. Alcuni dei suoi prodotti iconici sono: Eclisse, Chimera e Teti. Se volete saperne di più su Vico Magistretti, non perdetevi il nostro post speciale su di lui.